Principi del Buddhismo
A causa della grande varietà degli insegnamenti che sono stati sviluppati e trasmessi dalle varie Scuole nel corso dei secoli, e all'assenza nel buddhismo di una autorità centrale custode dell' "ortodossia", non è facile per una prima presentazione selezionare quali principî siano da considerare fondamentali e comuni a tutti coloro che seguono di Buddhadharma.
Pertanto, più volte si è tentato di realizzare se non un catechismo almeno un sommario degli insegnamenti di base. Tali tentativi è abbastanza comprensibile che abbiano suscitato discussioni e perfino dissensi, ma l'esigenza tuttavia rimane e non va dimenticato che il problema si presenta anche a quanti sono chiamati a redarre una voce sul buddhismo per un'enciclopedia o un capitolo di un libro sulle religioni. Vogliamo presentare qui alcuni di questi sommari ritenendoli comunque utili punti di partenza e di costruttivi confronti.
I dodici principì del buddhismo proposti dalla Buddhist Society del Regno Unito1. Realizzare la propria salvezza è compito immediato di ogni uomo. Se un uomo fosse ferito da una freccia avvelenata, non tarderebbe a estrarla indugiando a chiedere notizie sull'arciere o sulla lunghezza e su altre caratteristiche della freccia. Vi sarà tempo per una comprensione sempre maggiore dell'Insegnamento percorrendo la Via. Intanto, si inizi ad affrontare la vita quale è, imparando sempre dall'esperienza diretta e personale.
2. Il primo fatto dell'esistenza è la legge del cambiamento o impermanenza. Tutto ciò che esiste, da una molecola a una montagna, da un pensiero a un impero, passa attraverso lo stesso ciclo d'esistenza - nascita, crescita, decadenza e morte. Soltanto la vita è ininterrotta, pronta sempre a manifestarsi in nuove forme. "La vita è un ponte; quindi non costruirci una casa sopra". La vita è un continuo fluire e colui che si aggrappa a qualsiasi forma, per quanto splendida, soffrirà resistendo alla corrente.
3. La legge del cambiamento si applica parimenti all'"anima". Nell'individuo non è presente un principio immortale e immutabile. Soltanto il "Senza-Nome", la Realtà ultima, sta al di là del cambiamento e tutte le forme di vita, incluso l'uomo, sono manifestazioni di questa Realtà. Nessuno possiede la vita che scorre in sé più di quanto la lampadina possegga la corrente che le dà luce.
4. L'universo è l'espressione della Legge. Tutti gli effetti hanno delle cause e l'anima o il carattere dell'uomo sono la somma totale dei suoi precedenti pensieri e azioni. Il karma, nel senso di azione-reazione, governa tutta l'esistenza e l'uomo è l'unico artefice del contesto in cui vive e della sua reazione a esso, della sua condizione futura e del suo destino finale. Mediante il retto pensiero e la retta azione, egli può gradualmente purificare la sua natura profonda e così, tramite l'auto-realizzazione, col tempo raggiungere la liberazione dalle rinascite. Il processo richiede lunghi periodi di tempo, implicando vita dopo vita in terra, ma alla fine ogni forma vivente raggiungerà l'Illuminazione.
5. La vita è una e indivisibile, sebbene le sue forme in continuo cambiamento siano innumerevoli e caduche. Non c'è, in verità, alcuna morte, sebbene ogni forma debba perire. Dalla comprensione dell'unità della vita deriva la compassione, un senso di identità con la vita in altre forme. La compassione è descritta come "Legge delle Leggi - eterna armonia" e colui che rompe questa armonia della vita soffrirà conformemente e ritarderà la propria Illuminazione.
6. Essendo la vita un Tutt'uno, gli interessi della parte dovrebbero essere quelli del tutto. L'uomo, nella sua ignoranza, pensa di poter perseguire con successo i propri interessi e questa mal indirizzata energia egoica produce sofferenza. Egli impara dalla propria sofferenza a ridurne e ad eliminarne definitivamente la causa. Il Buddha insegnò le quattro Nobili Verità: (a) l'onnipresenza della sofferenza; (b) la sua causa: il desiderio erroneamente diretto; (c) la sua cura: la rimozione della causa; (d) il Nobile Ottuplice Sentiero dell'auto-sviluppo, che conduce all'estinzione della sofferenza.
7. L'Ottuplice Sentiero consiste in Rette (o perfette) Visioni o comprensioni preliminari, Retti scopi o moventi, Retta parola, Rette azioni, Retto sostentamento, Retto sforzo, Retta concentrazione o sviluppo della mente e, alla fine, Retto samadhi, che conducono alla piena Illuminazione. Poiché il buddhismo è un modo di vivere, non una mera teoria sulla vita, percorrere questo Sentiero è essenziale per l'auto-liberazione. "Non fare il male, compiere il bene, purificare il cuore: questo è l'insegnamento dei Buddha".
8. La Realtà è indescrivibile e un Dio con attributi non è la Realtà ultima. Ma il Buddha, un essere umano, divenne l'Illuminato e lo scopo della vita è il raggiungimento dell'Illuminazione. Questo stato di coscienza, Nirvana, estinzione delle limitazioni dell'io, è raggiungibile sulla terra. Tutti gli uomini e tutte le altre forme di vita contengono la potenzialità dell'Illuminazione e il processo, pertanto, consiste nel diventare ciò che sei: "Guarda dentro di te: tu sei Buddha".
9. Tra l'Illuminazione potenziale e quella attuale si colloca la Via di Mezzo, l'Ottuplice Sentiero "dal desiderio alla pace", un processo di auto-sviluppo tra gli "opposti", che evita tutti gli estremi. Il Buddha percorse questa strada fino alla fine e la sola fede richiesta nel buddhismo è la credenza ragionevole che dove una Guida è passata vale la pena, anche per noi, di passare. La Via deve essere percorsa dall'uomo intero, non solo dalla sua parte migliore, e il cuore e la mente devono essere sviluppate allo stesso modo. Il Buddha fu "il pienamente Compassionevole" e "il pienamente Illuminato".
10. Il buddismo sottolinea fortemente la necessità della concentrazione interiore e della meditazione, che portano col tempo allo sviluppo delle facoltà spirituali. La vita interiore è altrettanto importante quanto la vita quotidiana e periodi di quiete dedicati all'attività interiore sono essenziali per una vita equilibrata. Il buddhista dovrebbe essere sempre "consapevole e padrone di sé", astenendosi dall'attaccamento mentale ed emozionale verso "il fuggevole spettacolo della vita". Questo atteggiamento sempre più attento alle circostanze, che egli sa essere sue stesse creazioni, lo aiuta a tenere sempre sotto controllo le proprie reazioni.
11. Il Buddha disse: "Lavora con impegno per la tua salvezza". Il buddhismo non riconosce alcuna autorità che detenga la verità, salvo l'intuizione dell'individuo e questa è un'autorità valida solo per lui. Ciascun uomo subisce le conseguenze delle proprie azioni e in tal modo ne trae ammaestramento, mentre aiuta i suoi simili a raggiungere la stessa liberazione; né la preghiera al Buddha o a un dio impedirà a un effetto di seguire alla sua causa. I monaci buddhisti sono maestri ed esempi ma in nessun senso intermediari tra la Realtà e l'individuo. Verso le altre religioni e filosofie è praticata la massima tolleranza; nessun uomo ha il diritto di interferire nel percorso di un suo simile verso la Meta.
12. Il buddhismo non è pessimista, non è una via di fuga dalla realtà, non nega l'esistenza di Dio o dell'anima, dando tuttavia un proprio significato a questi termini. È, al contrario, un sistema di pensiero, una religione, una scienza spirituale e uno stile di vita ragionevole, pratico e che tutto abbraccia. Per più di duemila anni ha soddisfatto i bisogni spirituali di quasi un terzo dell'umanità. Attrae il mondo occidentale perché non ha dogmi, soddisfa la ragione e il cuore, è basato sulla fiducia in sé stessi associata alla tolleranza verso gli altri punti di vista, abbraccia la scienza, la religione, la filosofia, la psicologia, l'etica e l'arte e punta unicamente sull'uomo quale creatore delle sua vita presente e unico artefice del proprio destino.
(cfr. Christmad Humphreys, Buddhism, Harmonds, Penguin Books, 1978; tr. it. col tit. Il buddhismo, Roma, Ubaldini, 1964)
A causa della grande varietà degli insegnamenti che sono stati sviluppati e trasmessi dalle varie Scuole nel corso dei secoli, e all'assenza nel buddhismo di una autorità centrale custode dell' "ortodossia", non è facile per una prima presentazione selezionare quali principî siano da considerare fondamentali e comuni a tutti coloro che seguono di Buddhadharma.
Pertanto, più volte si è tentato di realizzare se non un catechismo almeno un sommario degli insegnamenti di base. Tali tentativi è abbastanza comprensibile che abbiano suscitato discussioni e perfino dissensi, ma l'esigenza tuttavia rimane e non va dimenticato che il problema si presenta anche a quanti sono chiamati a redarre una voce sul buddhismo per un'enciclopedia o un capitolo di un libro sulle religioni. Vogliamo presentare qui alcuni di questi sommari ritenendoli comunque utili punti di partenza e di costruttivi confronti.
I dodici principì del buddhismo proposti dalla Buddhist Society del Regno Unito1. Realizzare la propria salvezza è compito immediato di ogni uomo. Se un uomo fosse ferito da una freccia avvelenata, non tarderebbe a estrarla indugiando a chiedere notizie sull'arciere o sulla lunghezza e su altre caratteristiche della freccia. Vi sarà tempo per una comprensione sempre maggiore dell'Insegnamento percorrendo la Via. Intanto, si inizi ad affrontare la vita quale è, imparando sempre dall'esperienza diretta e personale.
2. Il primo fatto dell'esistenza è la legge del cambiamento o impermanenza. Tutto ciò che esiste, da una molecola a una montagna, da un pensiero a un impero, passa attraverso lo stesso ciclo d'esistenza - nascita, crescita, decadenza e morte. Soltanto la vita è ininterrotta, pronta sempre a manifestarsi in nuove forme. "La vita è un ponte; quindi non costruirci una casa sopra". La vita è un continuo fluire e colui che si aggrappa a qualsiasi forma, per quanto splendida, soffrirà resistendo alla corrente.
3. La legge del cambiamento si applica parimenti all'"anima". Nell'individuo non è presente un principio immortale e immutabile. Soltanto il "Senza-Nome", la Realtà ultima, sta al di là del cambiamento e tutte le forme di vita, incluso l'uomo, sono manifestazioni di questa Realtà. Nessuno possiede la vita che scorre in sé più di quanto la lampadina possegga la corrente che le dà luce.
4. L'universo è l'espressione della Legge. Tutti gli effetti hanno delle cause e l'anima o il carattere dell'uomo sono la somma totale dei suoi precedenti pensieri e azioni. Il karma, nel senso di azione-reazione, governa tutta l'esistenza e l'uomo è l'unico artefice del contesto in cui vive e della sua reazione a esso, della sua condizione futura e del suo destino finale. Mediante il retto pensiero e la retta azione, egli può gradualmente purificare la sua natura profonda e così, tramite l'auto-realizzazione, col tempo raggiungere la liberazione dalle rinascite. Il processo richiede lunghi periodi di tempo, implicando vita dopo vita in terra, ma alla fine ogni forma vivente raggiungerà l'Illuminazione.
5. La vita è una e indivisibile, sebbene le sue forme in continuo cambiamento siano innumerevoli e caduche. Non c'è, in verità, alcuna morte, sebbene ogni forma debba perire. Dalla comprensione dell'unità della vita deriva la compassione, un senso di identità con la vita in altre forme. La compassione è descritta come "Legge delle Leggi - eterna armonia" e colui che rompe questa armonia della vita soffrirà conformemente e ritarderà la propria Illuminazione.
6. Essendo la vita un Tutt'uno, gli interessi della parte dovrebbero essere quelli del tutto. L'uomo, nella sua ignoranza, pensa di poter perseguire con successo i propri interessi e questa mal indirizzata energia egoica produce sofferenza. Egli impara dalla propria sofferenza a ridurne e ad eliminarne definitivamente la causa. Il Buddha insegnò le quattro Nobili Verità: (a) l'onnipresenza della sofferenza; (b) la sua causa: il desiderio erroneamente diretto; (c) la sua cura: la rimozione della causa; (d) il Nobile Ottuplice Sentiero dell'auto-sviluppo, che conduce all'estinzione della sofferenza.
7. L'Ottuplice Sentiero consiste in Rette (o perfette) Visioni o comprensioni preliminari, Retti scopi o moventi, Retta parola, Rette azioni, Retto sostentamento, Retto sforzo, Retta concentrazione o sviluppo della mente e, alla fine, Retto samadhi, che conducono alla piena Illuminazione. Poiché il buddhismo è un modo di vivere, non una mera teoria sulla vita, percorrere questo Sentiero è essenziale per l'auto-liberazione. "Non fare il male, compiere il bene, purificare il cuore: questo è l'insegnamento dei Buddha".
8. La Realtà è indescrivibile e un Dio con attributi non è la Realtà ultima. Ma il Buddha, un essere umano, divenne l'Illuminato e lo scopo della vita è il raggiungimento dell'Illuminazione. Questo stato di coscienza, Nirvana, estinzione delle limitazioni dell'io, è raggiungibile sulla terra. Tutti gli uomini e tutte le altre forme di vita contengono la potenzialità dell'Illuminazione e il processo, pertanto, consiste nel diventare ciò che sei: "Guarda dentro di te: tu sei Buddha".
9. Tra l'Illuminazione potenziale e quella attuale si colloca la Via di Mezzo, l'Ottuplice Sentiero "dal desiderio alla pace", un processo di auto-sviluppo tra gli "opposti", che evita tutti gli estremi. Il Buddha percorse questa strada fino alla fine e la sola fede richiesta nel buddhismo è la credenza ragionevole che dove una Guida è passata vale la pena, anche per noi, di passare. La Via deve essere percorsa dall'uomo intero, non solo dalla sua parte migliore, e il cuore e la mente devono essere sviluppate allo stesso modo. Il Buddha fu "il pienamente Compassionevole" e "il pienamente Illuminato".
10. Il buddismo sottolinea fortemente la necessità della concentrazione interiore e della meditazione, che portano col tempo allo sviluppo delle facoltà spirituali. La vita interiore è altrettanto importante quanto la vita quotidiana e periodi di quiete dedicati all'attività interiore sono essenziali per una vita equilibrata. Il buddhista dovrebbe essere sempre "consapevole e padrone di sé", astenendosi dall'attaccamento mentale ed emozionale verso "il fuggevole spettacolo della vita". Questo atteggiamento sempre più attento alle circostanze, che egli sa essere sue stesse creazioni, lo aiuta a tenere sempre sotto controllo le proprie reazioni.
11. Il Buddha disse: "Lavora con impegno per la tua salvezza". Il buddhismo non riconosce alcuna autorità che detenga la verità, salvo l'intuizione dell'individuo e questa è un'autorità valida solo per lui. Ciascun uomo subisce le conseguenze delle proprie azioni e in tal modo ne trae ammaestramento, mentre aiuta i suoi simili a raggiungere la stessa liberazione; né la preghiera al Buddha o a un dio impedirà a un effetto di seguire alla sua causa. I monaci buddhisti sono maestri ed esempi ma in nessun senso intermediari tra la Realtà e l'individuo. Verso le altre religioni e filosofie è praticata la massima tolleranza; nessun uomo ha il diritto di interferire nel percorso di un suo simile verso la Meta.
12. Il buddhismo non è pessimista, non è una via di fuga dalla realtà, non nega l'esistenza di Dio o dell'anima, dando tuttavia un proprio significato a questi termini. È, al contrario, un sistema di pensiero, una religione, una scienza spirituale e uno stile di vita ragionevole, pratico e che tutto abbraccia. Per più di duemila anni ha soddisfatto i bisogni spirituali di quasi un terzo dell'umanità. Attrae il mondo occidentale perché non ha dogmi, soddisfa la ragione e il cuore, è basato sulla fiducia in sé stessi associata alla tolleranza verso gli altri punti di vista, abbraccia la scienza, la religione, la filosofia, la psicologia, l'etica e l'arte e punta unicamente sull'uomo quale creatore delle sua vita presente e unico artefice del proprio destino.
(cfr. Christmad Humphreys, Buddhism, Harmonds, Penguin Books, 1978; tr. it. col tit. Il buddhismo, Roma, Ubaldini, 1964)